Un raccoglitore di idee, parole, immagini in ‘rigoroso’ ordine sparso!… E l’ordine sparso è dato dal reperire poco a poco tanti articoli da me pubblicati su varie testate di grande prestigio ma forse poca rilevanza nazionale. Non starò certo qui a dire quale stampa “spacchi” (per dirla nel gergo dei giovani) : si sa…si sa..

Per questo motivo gli articoli scritti su “Le nostre pagine”, “Primo”, “Scena Illustrata”, “Albatros” o donati a vari siti web saranno inseriti in ordine NON cronologico. Grazie a chi leggerà.

venerdì 20 agosto 2021

"AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA" stagioni 2002/ 2004 con GIULIO SCARPATI

 



Ho voluto 'recuperare' dopo tempo un mio vecchio articolo perchè oggi, dopo ANNI DI ATTESA finalmente è stato messo in YouTube lo spettacolo AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA , stagione 2003-2004 con Giulio Scarpati. 

COSI' SCRIVEVO:

"AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA"la nuova edizione con il "parroco" Giulio Scarpati

Ritorna la favola della colomba .Se ancora qualcuno avesse dei dubbi a rivederla o fosse già sufficientemente appagato dal canticchiare l'ormai famoso ritornello "Aggiungi un posto a tavola ,che c'è un amico in più..", bene, direi di non vivere solo di ricordi ma di recarsi-tempo fino al 10 maggio- a Roma, al Teatro Sistina per godere da vicino di questa"chicca" della commedia musicale italiana.

E' nota la smania musicale che imperversa nei teatri d'Italia .E sembrava doveroso riprendere anche la sempreverde commedia di Garinei e Giovannini con i suoi valori ecumenici tanto attuali.

Questo è uno spettacolo che si presta ad essere seguito, anche se se ne conoscono contenuti e soluzioni della storia.

E' vero, probabilmente le scenografie con il doppio girevole create da Giulio Coltellacci potrebbero appartenere al passato, date le grandi innovazioni sceniche degli ultimi vent'anni. Ma non si può negare che tutto quell'apparato in legno, la canonica, la piazza con il sagrato, l'Arca nonché la scena degli alberi, complici di una notte"galeotta" d'amore( stabilita però dal buon Dio), attirano, entusiasmano, danno veramente un senso di grandiosità al fatto scenico.

Vivace, allegra e ironica tra balli e costumi curatissimi e

ritmi veloci ma mai pressanti,"Aggiungi un posto a tavola" racconta la storia di un prete di un piccolo paese che, attraverso un insolito e spesso esilarante colloquio telefonico con Dio, patteggia per stabilire il "come" e il "quando" del nuovo Diluvio universale che Dio stesso vorrebbe mandare.

E il pretino deve vedersela con una vezzosa Clementina spudoratamente innamorata di lui; il padre di lei, sindaco tirchio e invidioso; Toto,lo sciocco del paese e Consolazione, pecorella smarrita, donna di vita, redenta poi dall'amore.

In verità Don Silvestro è anche lusingato dall'essere stato prescelto dal Signore e sogna, sogna di essere il nuovo Noè dall'alto di quell' Arca costruita tra mille difficoltà.....E si dibatte tra un atteggiamento "composto",quale il suo abito richiede ,e l'esuberanza di un uomo fatto, diciamo così, anche di carne...!

I nuovi personaggi di questa edizione, Giulio Scarpati(don Silvestro), Martina Stella (Clementina), Chiara Noschese(Consolazione), Enzo Garinei (il sindaco) Max Giusti(Toto), sono tutti all'altezza della situazione e ,viva Dio,( è il caso di dirlo..!!) hanno dato un tocco nuovo, più fresco e dinamico ad una datata ma sempre bellissima commedia musicale. Ricordiamo che è l'unica ad essere stata rappresentata in ben cinquanta versioni in tutte le lingue e a tutte le latitudini.

Ad assistere, gente di tutte le età, molte ragazzine e giovani donne che, tendendo l'orecchio ,mi sembrava fossero lì per rivedere, sebbene in altre vesti, "Lele" l'amato "medico in famiglia". Ancora una volta Scarpati non era tanto Giulio quanto "Lele".

Ebbene qui è invece finalmente lui, l'attore di teatro che è, da ormai 25 anni. Padrone della scena, dinamico, disinvolto ed estroverso e ricopre a puntino il suo ruolo.

Incontrandolo, prima dell'inizio dell'ennesima replica (e siamo solo a metà percorso della tournèe), Scarpati ribadisce quanto gli stiano facendo "bene" tutte queste esperienze nuove e diverse, compresa quella del film tv appena trasmesso su Canale 5,"Ultima pallottola",ispirato al caso del serial killer Donato Bilancia.

"Cambiare, interpretare ruoli anche opposti, non restare intrappolati in cliché che appiattiscono sono scelte doverose per un attore. Quest' esperienza del musical mi mancava e mi sentivo fortemente spinto a farla. Sono soddisfatto; probabilmente tendo a complicarmi la vita giacché tanti spettacoli, sera dopo sera, di due ore e mezza sono un bell'impegno...Ma sono anche tanta energia per me. Amo mettermi alla prova per dare di più al pubblico e a me stesso. Solo così mi sento a posto :non intendo fermarmi."

E tornando al discorso cantante-attore o attore cantante, non posso dire che bene dell'interpretazione di Scarpati.

Senza dubbio i nostalgici hanno ancora nelle orecchie la voce calda e potente di Dorelli delle passate edizioni. Ma non indugerei affatto sui paragoni.

Qui ho sentito toni più dolci, più carezzevoli forse anche più consoni al ruolo del pretino: voce intonata, impostata, piacevole.

"Certo, il canto-dice Scarpati -è stato l'aspetto che ho dovuto curare di più.. Dal debutto ad oggi c'è stata e ci sarà una continua ricerca della "misura giusta" ,per far uscire la parte espressiva di me più "libera". Il canto, sebbene debba rispettare delle regole, deve essere un'espressione libera. Si tratta di trovare un "mio" registro che mi faccia procedere senza le incertezze delle primissime sere. Cantare mi piace e recitar-cantando ancora di più!"

In verità ,vestire i panni di un prete fa sempre un certo effetto. Magari rimanda a riflessioni sulla Fede, sul ruolo del clero.,Senza punte polemiche, in questo spettacolo c'è molto laicismo, di quello positivo,però.

C'è l'intento di superare le gerarchie ecclesiastiche ed esaltare invece, come ci conferma Scarpati"....la voce di un prete di un paese di montagna che con le sue debolezze e incertezze , è comunque un'autorità spirituale.Costituisce un riferimento per i giovani, come accade di frequente nei paesi del nostro entroterra, ed è il portavoce della parte forse più "pura" e autentica della religione".

Il Don Silvestro della bella favola dunque, non cederà alle tentazioni della carne. Anzi capirà che l'amore per la sua gente è il motore più grande che può bloccare anche le più che legittime volontà di un Dio un po' arrabbiato...

E motivi per mandare un altro diluvio ve ne sarebbero, con tutte le contraddizioni di questa società, le ingiustizie sociali, l'aria di guerre:intenzione pienamente condivisibile....

Giulio Scarpati e tutti i suoi bravi colleghi,Dio consenziente, fanno in modo che il diluvio non ci sia,aiutati proprio dall'amore.

Una lunghissima tavolata riunisce tutti e il fatto che "ruoti" fa pensare che questo "stare bene insieme",( senza retoriche!) potrebbe avverarsi in ogni angolo di mondo...

.Lasciando un posto vuoto, per accogliere chiunque voglia partecipare.

E se poi è proprio Dio ,nelle sembianze di una candida colomba, tanto meglio!

ANNA MAFFEI

e qui I VIDEO!!!

domenica 11 febbraio 2018

La magia sulla punta delle dita: il violino di David Garrett

Ebbene sì. Continuiamo a 'propagandare' (ma non ne ha di certo bisogno! ...) il violinista che ormai ha conquistato molta della mia attenzione, in campo musicale.

E FINALMENTE, avremo crossover anche in Italia !
Ne parlo in questo articolo pubblicatomi da 'Il Mascalzone', quotidiano online

DAVID GARRETT: L’ESPLOSIVO VIOLINISTA CLASSICO CHE REGALA MUSICA ROCK AI GIOVANI

A ottobre quattro date italiane del suo ‘Explosive live’

di Anna Maffei

Immaginiamo una figura d’uomo con un violino che entra alle spalle del pubblico, con passo lento ma deciso, che sbircia gli sguardi della gente ma mantiene il controllo del suo strumento, passeggiando.

Si dirige verso il palco ma ‘prima’ vuole conoscere con che tipo di pubblico trascorrerà una delle tante serate. Un rituale affascinante. E la magia inizia ancora prima del concerto. Quel giovane uomo è David Garrett, comunemente definito ‘il violinista rock…il violinista del diavolo…dall’aria trasgressiva’.
Beh, luoghi comuni e definizioni obsolete che molta stampa utilizza nei titoli per attirare l’attenzione.
In realtà Garrett si esibisce in pubblico vestito come nella vita di tutti i giorni, con qualche ‘tocco’ rock (tatuaggi, anelli, collane-molto fini, peraltro) dunque normale per chi ama il genere ed è un artista. Nessuna trasgressione, dunque. Originalità senz’altro. E la stessa originalità viene trasferita nei pezzi classici arrangiati in chiave moderna o nelle cover di brani celebri di ogni tipo di musica.
Perché nelle intenzioni dell’artista c’è proprio questo: far fruire musica a tutti, per tutti i gusti, perché non vi siano barriere tra i generi, pur riconoscendo ad ogni genere la propria peculiarità.
Quando lo si vede esibirsi in pezzi classici di notevole difficoltà, tra l’altro, David Garrett è sempre lo stesso giovane musicista dei crossover, magari con una giacca un po’ più ‘di occasione’ ma sempre lui. Cambia solo ‘l’atteggiamento’ verso il violino, il direttore d’orchestra o il pianista cui si accompagna. Un rigore reverenziale, un rispetto per i sommi autori che esegue e, soprattutto, una grande passione. Le sue performances rompono sempre un po’ gli schemi, divagando con suoni e ritmo variabile, ma senza stravolgere nulla. E’ il frutto di una base classica talmente solida da poter anche ‘permettersi’ di interpretare e non solo eseguire come da spartito. E a chi gli parla di essere stato ’enfant prodige’ Garrett risponde di non sapere cosa possa significare questo termine, giacché fin da piccolo ha solo studiato e lavorato duro.
L’Italia ha accolto spesso questo grande artista e, nonostante da noi non si trovino troppi articoli a lui dedicati, inaspettatamente e piacevolmente, fa sold out ovunque. E’ stato con un crossover in Italia nel 2015, poi con la Filarmonica della Scala diretta da Riccardo Chailly, l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretta da Alondra de la Parra , l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI di Torino e poi ospitate televisive e radiofoniche che pian piano, a volte in sordina, hanno ‘conquistato’ il pubblico italiano.

Di questo, per nostra fortuna, si è accorto il suo attento management ed ecco che ‘Explosive Tour’, live che sta camminando per tutta l’Europa e le Americhe, da novembre 2016, senza sosta, approda anche da noi, supportato dall’uscita del CD-DVD ‘Rock Revolution’. E così lo avremo in Italia ad ottobre 2018 con quattro imperdibili concerti, accompagnato da una band di cinque elementi: Franck van der Heijden (Direttore Musicale e chitarrista principale), John Haywood (tastiera/piano, co-produttore.), Marcus Wolf (chitarrista ritmico e cantante), Jeff Allen (basso), Jeff Lipstein (batteria).

Passione, convinzione, equilibrio, le parole-chiave che David Garrett sottolinea, in un’intervista in una radio italiana, essere fondamento per un musicista, sia che si esibisca con un’orchestra che con una band. E a proposito di quanto detto all’inizio, e cioè dell’immagine obiettivamente piacente del nostro artista, lo stesso ritiene che “l’immagine è momentanea, la passione senza tempo. E il pubblico alla fine converge su questo messaggio solo se recepisce ciò che fai musicalmente. Del resto io non ho mai fatto nulla di commerciale nella mia vita. Si è rivelato commerciale soltanto perché lo amavo”.[cit]
Se poi c’è qualcuno che considera il crossover ‘non più una novità’, allora va detto che David Garrett è stato l’antesignano del genere, oltretutto con uno Stradivari del 1716 dal suono soffice e suadente. E non sempre un violino può prestarsi ad operazioni simili. Dietro tutto c’è quello che si chiama ‘talento’. Punto.
Il generoso YouTube ci fornisce molti estratti da suoi concerti ma goderne dal vivo è davvero tutta un’altra storia. E noi saremo in piacevole attesa del mese di ottobre per ascoltare una melodia che ci giunge da dietro, un po’ lontana e poi veder salire sui palchi italiani un David Garrett sorridente, coinvolgente ma sempre elegante nei modi e nel porsi al suo pubblico e compiere la magia che solo un grande artista può offrire.





Inseriamo qui i brani dell’album che ‘ce lo riporta in Italia’ , ‘ROCK REVOLUTION’, alcuni dei quali saranno senz’altro inseriti nella scaletta del tour EXPLOSIVE LIVE .

TRACKLIST

01. In The Air Tonight – (03:55)

02. Born In The USA – (03:29)

03. Stairway To Heaven – (03:14)

04. Superstition – (02:45)

05. Bitter Sweet Symphony – (03:41)

06. Killing In The Name – (03:15)

07. Purple Rain – (04:11)

08. Eye Of The Tiger – (02:52)

09. Fix You – (04:21)

10. Concerto No. 1 (In B Flat Minor, Op. 23 arr. For Violin And Band) – (03:13)

11. The Well Dressed Guitar – (03:27)

12. You’re The Inspiration – (03:37)

13. Duel Guitar Vs. Violin – (02:08)

14. Bohemian Rhapsody – (04:55)

15. Earth Song – (04:05)



L’ALBUM E’ SU TUTTE LE PIATTAFORME DIGITALI E SI PUO’ ACQUISTARE IN VERSIONE CD, CD/DVD DE LUXE, COFANETTO FANBOX

https://store.universalmusic.com/davidgarrett/*/*/Rock-Revolution-Deluxe-CD-DVD/5MKX0000000

NONCHE’ NEGLI STORES quali Amazon, Ibs, Feltrinelli, Mondadori e in tutti i negozi di dischi

NEL SITO DI DAVID GARRETT troverete le date del tour internazionale e, ovviamente, di quelle italiane di ROMA, FIRENZE, MILANO, BOLZANO :
http://www.david-garrett.com/live/

Pagine social Ufficiali:

Pagina ufficiale in FB
https://www.facebook.com/davidgarrettofficial/

Pagina Ufficiale FB  francese 
https://www.facebook.com/DavidGarrett.FranceOfficiel/

Instagram Ufficiale 
https://www.instagram.com/davidgarrettinsta/?hl=it

Twitter Ufficiale
https://twitter.com/david_garrett

mercoledì 15 novembre 2017

David Garrett 'Il violinista dei nostri tempi'

Come promesso ed anticipato nel post precedente, e sempre per il desiderio , anzi...la necessità di mettere 'penna su carta' quando un argomento è di mio interesse, ecco qui un articolo pubblicatomi dal sito 'Musica Punto Amici'

BY ANNA MAFFEI · 12 SETTEMBRE 2017
David Garrett, il violinista dei nostri tempi
Partirei dal Rock, genere amato, discusso, suddiviso spesso in varie categorie, per snocciolare questo articolo che ha lo scopo di ‘presentare’ a chi lo conosce, poco o tanto, a chi ne sente solo parlare, a chi lo ignora, il violinista di fama mondiale David Garrett.

Siamo alla fine degli anni sessanta ed alcuni pionieri iniziano a guardare al mondo della musica classica come riferimento per comporre, non una canzone ma lunghi brani con un tema di fondo che via via si arricchisce, racconta una storia, si dipana fino al finale. Parlo dei cosiddetti “concept album” e delle suites, movimenti tipici delle opere classiche. Nascono vere e proprie sinfonie rock. Qualche nome? Genesis e Pink Floyd, Deep Purple, Queen, R.E.M….

Direi quindi che si tratta di legami tra culture, intanto, non contaminazioni, e poi di comprendere che la musica classica è alla base di un albero genealogico di suoni e tendenze che si ramificano generando nuove esperienze e nuove sensibilità. E’ un bagaglio di duemila anni di musica, così come noi proveniamo dall’antichità greca e romana e i suoi miti: anche se non li si conosce bene, sono le nostre radici.

E David Garrett è soprattutto un violinista classico, nel senso più pieno del termine.

Qualche nota biografica giusto per capire di chi si parla. All’età di quattro anni suo padre comprò un violino destinato al fratello maggiore Alexander. Fu David, invece, a essere maggiormente incuriosito dallo strumento che imparò a suonare nel giro di pochissimo tempo. Un anno dopo, prese parte a un concorso musicale e lo vinse. A 7 anni iniziò a studiare violino al Conservatorio di Lubecca e all’età di 12 anni arrivò la sua collaborazione artistica con l’illustre violinista polacca Ida Haendel. Quest’esperienza gli offrì la possibilità di viaggiare nelle principali città del mondo, molto apprezzato dal pubblico.

La Filarmonica di Amburgo, riconosciuto l’ineguagliabile talento, lo convocò per una collaborazione, facendolo diventare il più giovane artista ad avere tale privilegio. La strada verso il successo iniziò nel 1994, a soli quattordici anni, quando David stipulò il suo primo accordo con la Deutsche Grammophon per l’incisione di alcune opere come solista. Intanto, lascia la famiglia e nel 2004 si diploma alla scuola di arte Juillard di New York. Il giovane David Christian Bongartz – suo vero nome – ha deciso di dimostrare a se stesso le vere capacità, non smette di migliorarsi ed accetta le ‘sfide’ del mondo della musica classica. Con ore ed ore di esercizi e studio, chiaramente. Per dirla con Paganini: “Se non studio per un giorno me ne accorgo solo io, se non studio per due giorni se ne accorgono tutti”. E Garrett studia anche in auto, spostandosi da un posto all’altro per concerti, nelle camere degli hotel, ovunque sia possibile, insomma, portando a spalla sempre il suo prezioso Stradivari. Istinto e dedizione, non genio e sregolatezza come mi ritrovo a leggere qua e là in brevi e affrettate recensioni. Che la genialità esista in lui non vi è dubbio: la tecnica è abbinata ad un gusto raffinato di ‘modificare’, senza toglierne l’essenza, anche pezzi classici da sempre suonati seguendo rigorosamente uno spartito. David Garrett non legge spartiti, le note le ha ben chiare nella testa e sulla punta dei polpastrelli pertanto gli è concesso anche rallentarle, accelerarle, consapevole che l’orchestra lo segue, lo osserva e la sintonia è assicurata. Non per niente suona con le migliori orchestre e, nei crossover, ha una band affiatatissima, dove basta un’occhiata per intendersi.

I crossover! Eccoci al punto. ‘Letteralmente’, in ambito musicale, crossover è un termine usato per descrivere materiale preso in prestito da generi differenti la cui popolarità supera i confini convenzionali della musica e dei suoi stili. E, come dicevo all’inizio, non è contaminazione ma ‘fusione’, che è ben diverso.
Ebbene sì, il violinista in questione, dopo aver prodotto album prettamente classici, dal 1995 al 2008, con vari dischi d’oro e di platino decide di donare parte dell’anima rock che vive in lui come in molti giovani del suo tempo alle corde del suo violino. E, per favore, non lo si definisca più sex-symbol, rockstar del violino, quando non si scade in termini quali ‘metallaro’ e simili. E’ un giovane artista, usa un abbigliamento informale, degli anelli e collane di ottimo impatto e mai volgari e qualche ‘bel’ tatuaggio (se ne vedono di orrendi in giro, in verità!)

E allora? Cosa tolgono questi dettagli alla grande carica emotiva che trasmette un concerto, classico o crossover che sia, di un David Garrett? Di certo il suo bell’aspetto aiuta ma aiuta perché nelle esecuzioni è sempre appassionato, coinvolgente, sorridente. David ‘parla’ attraverso il violino e comunica col pubblico attraverso sguardi sempre garbati e rispettosi. Bach, Mozart, Beethoven, Mendelssohn, Paganini, Bruch, Ciajkovskij, Dvorak, Prokofjew, Vittorio Monti, Edward Elgar e Kreisler eseguiti in sale classiche, catturano l’attenzione di un pubblico che vai 4 ai 90 anni, un pubblico che non può restare indifferente davanti a tanta maestria e scioltezza.

Brian May, Angus Young, Slash, Kirk Hammett, Jimmy Page, Kurt Cobain , Axl Rose , Michael Jackson, Prince, Cold Play, Eminem, sono solo alcuni dei nomi suonati nei crossover e magicamente quel violino ‘canta’ oltre a far diventare, ad esempio, un pezzo rap come Lose Yourself una vera e propria sinfonia. Però – attenzione – il suo viso, i lineamenti, cambiano notevolmente quando si accinge a suonare un pezzo classico, sebbene ‘rivisitato’: è più immerso, chiude gli occhi, è attento alle sue stesse dita che scivolano sulle corde e la sensazione è quella di enorme riverenza verso i grandi del passato che hanno lasciato in eredità questi gioielli artistici. Rispetto solenne per la classica, dunque, e rigore, fantasia e divertimento nei crossover. Laddove per divertimento si intende un lavoro cesellatissimo di adattare ad uno strumento ad arco melodie pop-rock senza stravolgerle.

Questo artista di fama mondiale viene spesso in Italia e chi ha avuto modo di ascoltarlo in entrambi i ‘generi’ non potrà che dar ragione a quanto scritto. Non fa il divo, Garrett, anzi lo si percepisce come familiare, non distaccato, anche dalle tavole di un Auditorium riservato solitamente al pubblico colto di classica.

Dopo i concerti crossover di qualche anno fa a Milano, Firenze, Teatro romano di Verona, Roma e l’uscita del CD “Explosive” con relativo Tour ancora in corso in Europa, l’instancabile artista sta lanciando il suo nuovo album “Rock Revolution”, in qualche modo una sorta di seguito del precedente “Rock Symphonies” del 2010, cui seguì un DVD e molti concerti in tutto il mondo.

La prima traccia, con annesso video, Bitter Sweet Symphony dà già l’idea di un David Garrett fedele e coerente al proprio stile con, in più, un marcato accento su pezzi pop-rock eseguiti in concerti live (nella versione fanbox anche i DVD e gadgets).

Lo consiglio vivamente. Assieme all’augurio di poter godere di un nuovo tour-crossover tutto per noi italiani. Per gli amanti del pop e del rock, per chi ama la classica, per chi, in definitiva, ama la Musica ben fatta.

“Rock Revolution” esce il 15 settembre. Per ordinare l’album cliccare  qui : https://decca.lnk.to/RockRevolution

La tracklist di Rock Revolution:

1-In The Air Tonight
2-Born In The USA
3-Stairway To Heaven
4-Superstition
5-Bitter Sweet Symphony
6-Killing In The Name
7-Purple Rain
8-Eye Of The Tiger
9-Fix you
10-Concerto No. 1
11-The Well Dressed Guitar
12- You´re The Inspiration
13-Duel Guitar vs. Violin
14-Bohemian Rhapsody
15-Earth Song

Aggiornamento del 14.09.2017.
Pubblichiamo qui di seguito il video ufficiale del brano Bitter Sweet Symphony e i link social ufficiali di David Garrett:
Sito ufficiale:http://www.david-garrett.com/
Facebook: https://www.facebook.com/davidgarrettofficial/
Twitter: https://twitter.com/david_garrett

Buy Now: http://decca.lnk.to/RockRevolutionID Limited Edition Fanbox: http://decca.lnk.to/RockRevolutionBoxID

Bitter Sweet Symphony è un singolo del gruppo rock inglese The Verve, prima traccia dell'album Urban Hymns. Pubblicata come singolo il 16 giugno 1997, ha raggiunto la seconda posizione nella classifica inglese UK Singles Chart.
Il pezzo è stato inserito al 382º posto nella lista delle 500 migliori canzoni di tutti tempi secondo la rivista Rolling Stone.

http://www.musicapuntoamici.it/blog/2017/09/david-garrett-il-violinista-dei-nostri-tempi/

Altri video, nel frattempo, David ha rilasciato in You Tube , tratti da ROCK REVOLUTION

In the Air Tonight è un famoso brano musicale pop rock, scritto nel 1980 da Phil Collins (autore anche del brano) e pubblicato l'anno successivo nell'album Face Value.
Per il cantante, che all'epoca era la "voce" dei Genesis, si trattò del primo singolo da solista.


Stairway to Heaven è una celebre canzone del gruppo britannico Led Zeppelin e una delle più famose nella storia della musica rock.Fu pubblicata nel 1971 nel quarto album del gruppo, Led Zeppelin IV (Led Zeppelin IV). È una delle canzoni più richieste dalle stazioni radio FM negli Stati Uniti d'America, nonostante non ne sia mai stato fatto un singolo. Fu invece pubblicata negli USA anche come disco promozionale, e come EP acustico in Australia. Negli anni novanta ne è stata fatta una pubblicazione promozionale per il ventesimo anniversario.
È annoverata al 31º posto nella lista delle 500 migliori canzoni secondo Rolling Stone L'assolo di chitarra contenuto nel brano è considerato il migliore mai eseguito dalla rivista Guitar World.

domenica 24 settembre 2017

Riflettendo... io vengo dalla 'classica' ! La 'scoperta' del genio del violino: David Garrett

A volte è proprio più difficile parlare di sé che di altro o altri...
E questa è una di quelle situazioni. Soprattutto dopo un periodo lunghetto di 'assenza' in  questo mio spazio.

Così parlo un po' di me ricordando, intanto, le mie 'origini familiari'. Piccoli cenni, chiaramente. Nessuna intenzione di 'farmi' una biografia da sola!
Mio padre era un tenore, si può dire 'quasi' professionale, considerando i tempi. Si era negli anni 50 e lui cantava e fece anche dei concorsi. Bene...vinse uno di questi e fu 'provinato' da nientepopodimenochè Beniamino Gigli! Bene... il provino fu superato brillantemente e  a mio padre fu proposto di entrare nel mondo della  lirica, supportato dal famoso tenore Gigli.
Ma si trattava di fare una scelta molto importante: lui, legato da anni (13!) a mia madre avrebbe dovuto iniziare una vita 'da uomo di spettacolo', lasciare il lavoro fisso che aveva e lanciarsi in questa-tutto sommato- 'avventura'. Difficile, molto.Dai racconti dei miei appresi che senza esitazione papà 'scelse' l'amore e la famiglia. Niente luci della ribalta. Tuttavia continuava a cantare quando poteva e ci deliziava con i suoi Puccini, Verdi...
Era il mio 'idolo', mio padre. Ed io, per mio conto, 'mangiavo' musica di ogni tipo mentre sul piatto del grammofono e poi del giradischi 'passavano' arie da opere liriche e Sinfonie di Beethoven, sonate e quant'altro di tanti mostri della classica.

E così iniziai a studiare la fisarmonica. Sette anni di lezioni, studi a casa, concorsi in cui io, piccina ed emozionata, con questo strumento più grande di me, suonavo 'Il Carnevale di Venezia' di Paganini, 'Il valzer dell'imperatore' di Verdi, l'immancabile 'Cumparsita' e molti dei valzer di Strauss, oltre che Donizetti , Chopin... Erano pezzi 'adattati e semplificati' data l'età mia ma io volevo di più, avrei 'affrontato' anche spartiti più difficili.
La fisarmonica era pesante ed io ero esile e mi fu vietato di usarla per un po' per evitare danni alla colonna vertebrale che già si notavano. SOFFERENZA! IO senza quei tasti non sapevo stare.

Ripresi, passato il periodo critico. Ma nel frattempo c'erano alle porte gli studi al liceo, impegnativi, e molte volte saltavo le lezioni di fisarmonica. Finché non 'dovetti' smettere.
Il mio  prezioso strumento ora è qui. L'ho usato ancora per animazioni teatrali (facevo parte di una Cooperativa Teatrale legalmente riconosciuta) e poi, quando iniziai la mia carriera di insegnante elementare, lo strumento accompagnava spettacoli con i bambini organizzati ed ideati da me.

ORA, anche su spartiti ingialliti dal tempo, magari un po' rotti, ogni tanto suono e noto che quando impari la Musica non te la dimentichi. Il resto è solo esercizio e tecnica che..ahimè...non ho coltivato.

DUNQUE, 'sono' di formazione classica, senza se e ma (in famiglia di mio padre tutti suonavano qualche strumento, e ora mia figlia canta...). Senza dire delle estati a Ravello ad assistere-da grande- a concerti in quella meravigliosa cornice che è la Costiera Amalfitana.

Tutto questo 'preambolo' mi è servito per scrivere di una 'bella scoperta' che il 2016 mi ha fatto fare.
O forse era il momento di 'tirar fuori' da un altro cassetto altre passioni che sono  parte di me .

Ascoltando Eminem in You tube (strano ma vero: mi piace 'anche' il rap...anzi IL rapper per eccellenza, Eminem! ) mi imbatto in una versione di 'Lose yourself ' al violino eseguita con incredibile maestria  da un giovane e alto ragazzo tedesco tant'è che l'ho percepito non più come un brano rap ma come un'opera sinfonica. Le mie orecchie si sono 'allertate' e.... colpo di fulmine! mi son messa a cercare altre esecuzioni di questo David Garrett che prima-confesso- non conoscevo. O forse lo avevo ascoltato ma avevo attenzione per 'altro' e altri .

E come accade quando un cibo inizia a piacerti tanto che non puoi non inserirlo nel tuo menu almeno un giorno sì e uno no, ecco che David entra prepotentemente a far parte dei miei ascolti, dei miei acquisti in CD E DVD e, poichè l'appetito vien mangiando, mi adopero per andarlo ad ascoltare dal vivo in performance classiche.

TRE volte, nel 2017: Auditorium Rai di Torino- Teatro Geox di Padova- Roccelletta di Borgia (Catanzaro lido) e credo proprio che ..'non finisca qui' :)

28 febbraio 2017- Concerto di Carnevale -Torino Auditorium Rai 

 Con il direttore d'orchestra













































26 marzo-Teatro Geox di Padova


 







































27 Agosto 2017-Parco Scolacium, Roccelletta di Borgia (Catanzaro)








A Catanzaro ho la fortuna di capitare nel suo stesso hotel e...



IL VIDEO DELLA  SCOPERTA!


 DAVID GARRETT 'CLASSICO'



DAVID GARRETT IN CROSSOVER


E con David e il suo genio, al prossimo post!

lunedì 26 agosto 2013

Il libro "Miguel Bosé Aún Más" nelle mani dei fan

Questo è un blog 'personale'. E' su di me, su ciò che ho scritto, sulle mie passioni...
In questo momento della mia vita, in verità, scrivo poco per altri, recensisco poco ma il motivo è  quello descritto ed espresso  nel precedente post  che riguarda, appunto, l'uscita  del libro 'Miguel Bosé - Aún Más' .
E' chiaro che l'attenzione sia rivolta, da giugno in qua, a quanti lo acquistano, lo leggono...certamente non per scopi d lucro ( si sa che non ci si 'arricchisce', ad essere scrittori, a meno che non si sia FAMOSI!)

 E così  mi piace, ora, mettere un po' di foto che testimoniano la gioia e il desiderio di amici e conoscenti di leggere questo lavoro scritto da me e Maria José Merino.

Intanto, la foto più IMPORTANTE! E cioè quando Miguel Bosé riceve il libro...tra mille difficoltà per consegnarglielo, alla finale di 'Amici'
                                                                                                                                                                         




































QUI noi autrici


 E qui dei collage degli estimatori di Bosé che hanno voluto omaggiare noi autrici e lui con queste foto-
Mi scuso 'a priori' se dovesse mancarne qualcuna  inviatami.... segnalatemelo e...

                        GRAZIE!  ...continuate così!!



domenica 28 luglio 2013

Miguel Bosé 'dal mio punto di vista'...

Be'...scrivere di nuovo in questo mio blog dopo sette mesi fa un po' 'strano' anche a me.

E dire che ogni giorno ci pensavo, ogni giorno mi ripromettevo di aggiungere qualcosa...

Ma c'è sempre un perché nelle situazioni che accadono, anche se si pensa che non sia così.

Il perché è stato portare a compimento un progetto iniziato nel 2007 e 'vederlo materalizzarsi' sotto forma di LIBRO. E cioè QUESTO:


E' nato dalla collaborazione con un'amica spagnola conosciuta casualmente attraverso il blog che ho dedicato a Miguel Bosé

 Mi riesce anche difficile, in verità, raccontare come è iniziata questa 'avventura', perché troppo spesso l'ammirazione forte per un artista  viene scambiata per fanatismo, nell'accezione più brutta del termine.

Invece dietro e dentro quest'ammirazione c'è una storia personale che, in questo caso, si è incrociata con la storia personale della coautrice Maria José Merino.
E quando ci siamo accorte, dialogando tra mail e telefonate, che le nostre storie e la 'storia' con Miguel non potevano solo volare attraverso fili e antenne, abbiamo iniziato a scrivere.
Poi tante incertezze, dei 'fermi', dei ripensamenti.
Il libro 'originario' era di circa 600 pagine, corredato da una ricca sezione artistica e, ahimé, forse proprio questa frenava gli editori:  sarebbe costato troppo...poteva essere un libro solo da 'collezionisti' ed ammiratori e via dicendo.

Fatto è che l'originario lavoro ha riposato per un bell'anno e mezzo sui comodini  di noi autrici.
Mentre stavamo abbandonando ogni idea di pubblicazione, ecco l'incontro con un bel team di editori, giovane, fantasioso, determinato, persone libere e molto vicine a chi scrive perché anche loro scrittori.
La CHINASKI EDIZIONI   ha gradito il libro, lo abbiamo ridotto, risistemato, affinato per dare quella connotazione  'chinaskiana' che tanto mi piace  di 'biogafia non convenzionale'.

Del libro, di come è , di cosa c'è dentro, sinceramente preferisco ne parlino i lettori e infatti più giù inserirò le recensioni di chi ha voluto acquistarlo o di chi me lo ha richiesto per recensirlo.

Ora, qui, aggiungerei solo il mio 'punto di vista' (appunto!) sul soggetto de libro.
Miguel Bosé è :
Voce, Creatività, Sensualità,  Bellezza, Stile, Raffinatezza, Impegno, Solidarietà, Coerenza, Disinibizione, Determinazione...
E ci sarebbe tanto altro da scrivere ma potrei apparire 'fanatica' (si fa per dire!) e mi fermo.
Inoltre, se questa Voce e la sua musicalità  hanno retto nella mia mente e nel mio cuore per 34 anni ed ancora fanno breccia, dei 'buoni' motivi ci sono, di sicuro.

Il libro si può acquistare  nelle librerie italiane e, ONLINE in:
FELTRINELLI
IBS
AMAZON
HOEPLI

Ecco alcune delle recensioni :
da TEATRO DI NESSUNO

Ci fa piacere presentare un libro“inaspettato”, ma che forse riempie una lacuna e va a riempire una casella da sempre aperta nella mente di tutti, in attesa di…

Miguel Bosé - Aún Más

di Anna Maffei e Maria José Merino

Chinaski edizioni, euro18.00


(Leggiamo dalla prefazione) La vita di Miguel Bosé figlio della diva italiana Lucia Bosé e del noto torero spagnolo Luis Miguel Dominguín è di per sé già un romanzo.

Tenuto a battesimo da Luchino Visconti, da cui prende il suo terzo nome, allevato da 7 donne e circondato da presenze illustri (tra gli amici di famiglia, il pittore Pablo Picasso e lo scrittore Ernest Hemingway), è diventato attore, presentatore e cantante famoso e amatissimo in Italia, Spagna e in tutti i paesi latini.

Personaggio elegante e chiacchierato, è forse l’ultima grande star di estrazione latina degli ultimi 30 anni. In questo libro vengono sviscerati la carriera e altri aspetti dello showman italo-spagnolo. Dal travolgente successo musicale dei primi anni ottanta, il festival di Sanremo, il cinema con Pedro Almodóvar, le collaborazioni con Andy Warhol, passando per una non fortunatissima carriera di presentatore televisivo, fino al ritrovato successo planetario con i dischi Papito e Papitwo, in cui duetta con i nostri Tiziano Ferro e Jovanotti. Un libro avvincente, una testimonianza unica su un artista raffinato, capace di reinventare costantemente se stesso con originalità e coraggio.

Ma perché scrivere oggi un libro su Miguel Bosè ?

 Leggendo il libro Miguel Bosè, Aún Más, si resta un attimo perplessi e si va a controllare chi lo ha pensato e scritto e perché, innanzitutto. Perché questo artista? Perché queste testimonianze di passione, appunto.

 E così, anche al lettore più 'ignorante' in materia Miguel Bosé, viene la curiosità di capire. Una cosa è certa: quando lo si nomina immediatamente il pensiero va a quel bel giovanotto degli Anni Ottanta che mandava fuori di testa le ragazzine quindicenni, le loro mamme, le loro zie ... E, puntualmente,si verifica il riaffiorare di ricordi nitidi delle emozioni che questo ragazzo del '56 provocava nei concerti affollatissimi dei suoi tour o quando appariva in televisione o sui numerosi giornali. Forse si può affermare che nessuno, a quell'epoca,sia scampato al fascino di Bosé.

 Il lavoro, edito da Chinaski e scritto da due ammiratrici,l'italiana Anna Maffei e la spagnola María José Merino conferma quanto detto. I racconti delle autrici restituiscono il sapore della gioventù a chi ha vissuto quegli anni ma danno anche la dimensione di quanto questo artista sia cresciuto musicalmente, tanto da essere riconosciuto, a tutto tondo, un grande artista internazionale. Aneddoti di vissuti personali e una ricca biografia rispettosamente tratta da video e riviste di stampa autorevole si intrecciano con garbo, incuriosendo il lettore appassionato di Miguel ma anche chi di lui ne sa ancora poco e vuole saperne di più. Non a caso il sottotitolo è Aún Más,che vuol dire Ancora di più ed è il titolo di un brano di Bosé.

 Immaginiamo che le intenzioni delle autrici (che raccontano, tra l'altro, di essersi conosciute, inizialmente, solo attraverso la meravigliosa ma anche ingannevole macchina che è il Web e di aver poi instaurato un rapporto reale con incontri e telefonate) non siano state quelle di, pretenziosamente, recensire i suoi album o entrare, prepotentemente, nell'essenza di un pezzo. Dalla lettura di molti e attenti dati biografici, leggiamo invece ciò che l'artista ha voluto esprimere con la sua musica lasciando poi a chi la ascolta un mare di interpretazioni. Come è giusto che sia, in fondo. Come quando si osserva un quadro, una qualsiasi opera d'arte.

Così come cita lo stesso editore Chinaski, è una biografia non convenzionale nella misura in cui non racconta la vita e le opere di Miguel Bosé ma ci arriva pian piano, partendo, come detto, dalle 'emozioni' che due persone (ma nel mondo sono milioni...) hanno provato approcciandosi all'artista e seguendolo poi, quasi inesorabilmente, per tutta la carriera. L'Italia, in particolare, ha di Bosé un alto concetto ma spesso lo annovera tra le star internazionali che ci visitano e poi vanno via. Questo libro, invece, ce lo fa percepire 'vicino', alla portata dei fan che lo apprezzano, di quelli che potrebbero apprezzarlo e di quelli che ne avevano un ricordo sbiadito. Arricchito da lavori grafici, poesie, e da una dettagliata discografia italiana e spagnola (a cura di Angelo Arecco), il libro è un bell' omaggio ad un artista che si distingue per stile, eleganza e la particolarità del suo sound.

da  GraphoMania


Miguel Bosé, la scrittura e la lettura

Miguel Bosé
Le edizioni Chinaski hanno mandato da poco in libreria una biografia di Miguel Bosé, scritta a quattro mani da Anna Maffei e María José Merino (titolo: Miguel Bosé. Aún más, pp 208, euro 18 – con foto a colori). Si tratta di un testo che nasce dalla passione delle autrici per il cantante italo-spagnolo ed è rivolto principalmente al mondo dei suoi fan. Sfogliando il libro si trovano anche alcune chicche che riguardano l’atteggiamento di Miguel Bosé nei confronti della lettura e della scrittura.
A monte c’è da notare la particolarità di Miguel, che ha vissuto in un ambiente eccezionale fin dalla nascita. Riporta Wikipedia:
È figlio della famosa attrice italiana Lucia Bosè e del torero spagnolo Luis Miguel González Lucas, meglio conosciuto come Luis Miguel Dominguín. È stato tenuto a battesimo da Luchino Visconti, suo padrino (da cui prende il suo terzo nome), allevato da sette donne e circondato da presenze illustri (tra gli amici di famiglia, il pittore Pablo Picasso e lo scrittore Ernest Hemingway), che lo hanno profondamente influenzato.
Il cantante, compositore, attore cinematografico e conduttore televisivo afferma che da quando aveva sei o sette anni scrive tutti i giorni e questo l’ha portato a giocare con le parole:
È la mia grande ossessione, il mio grande vizio, giocare col linguaggio, e lo faccio perché sono convinto che musicalmente posso esprimermi meglio. Quando non trovo la parola, la invento, come frivoralezza, frivolezza estrema, o matemusifisica, una somma di fisica, musica e matematica; e se ci sono amore e disamore, non vedo perché non ci possa essere anche un nondimenticoamore.
Licenza poetica, si dirà. E Miguel Bosé vede musica e poesia come due facce della stessa medaglia:
La musica è una specie di poesia cieca e muta; la poesia è una musica alla quale manca un corpo.
E per quel che riguarda le sue letture? Miguel Bosé afferma che Kafka è il guardiano dei suoi sogni più oscuri e che I promessi sposi di Alessandro Manzoni sono da considerarsi Letteratura, con la maiuscola. Si definisce, quindi, un lettore insaziabile:
Sono un lettore insaziabile: Scott Fitzgerald, John Steinbeck, Hermann Hesse, Thomas Mann, Lev Tolstoj, Fëdor Dostoevskij, Jean Paul Sartre. E teatro: Corneille, Racine, Molière. E poi i miti classici: lì, nei miti, sono rimasto inchiodato. Grazie a loro ho capito il futuro e l’avanguardia.
Aspetti di Miguel Bosé che forse tutti non conoscono e che solo delle vere fan vanno a spulciare e portano all’attenzione di molti.


da RECENSIONILIBRI 



Inviato da Lilla61 il lug 23, 2013 in Le vostre recensioni

Miguel Bosé Aún Más di Anna Maffei e María José Merino

“Sappiamo che esistono angeli che visitano l’inferno e diavoli che abitano in cielo. Sono pochi, però, quelli capaci di farlo con tanta squisita naturalezza. Sono pochi coloro che, pur appartenendo a tanti mondi diversi, sanno di vivere in mezzo a noi, con tutto il loro fascino e le loro difficoltà. Miguel Bosé è uno di questi”.


Inizia in questo modo la bella biografia scritta dal giornalista Jorge Berlanga il quale, nello spazio di un paio di pagine, ha fatto dell’artista Miguel Bosé un ritratto attento e appassionato, sottolineando con intense parole le fasi e le evoluzioni dell’artista  e della persona.

Il libro “Miguel Bosé Aún Más” di Chinaski Edizioni, scritto dall’ italiana Anna Maffei e dalla spagnola María José Merino, non si apre con così squisite parole ma con i ‘racconti’ di due persone che, pur non avendo mai avuto contatti diretti con l’artista, hanno avuto  tenacia, fedeltà, costanza e, osiamo dire, amore tali da seguirlo per più di trent’anni. E a volte può essere sufficiente per poterne scrivere.

I racconti sono tanto semplici quanto avvincenti: si percepisce che, anche a diverse latitudini, i sentimenti e le emozioni verso la musica e un suo  grande interprete  sono uguali e accomunano. Lontano dall’essere un libro ‘da fan’ (sebbene non riteniamo di dover  demonizzare il termine), si lascia leggere con gusto perché mostra e dimostra quanto il carisma e le doti di un personaggio pubblico possano agire positivamente sulla psicologia delle persone, dare gioia, allegria, addirittura ‘curare’…

Dettagliata ma non oziosa la consistente sezione biografica suddivisa in paragrafi i quali segnano le tappe di un percorso artistico variegato e coerente,  multiforme per mescolanze sonore evidenziando lo stile personalissimo e poco imitabile di Miguel Bosé.  Riteniamo che le autrici siano state in grado di compendiare  efficacemente una carriera così lunga e renderla chiara anche al lettore meno ‘conoscitore’. A fine libro, una ricca discografia italiana e spagnola, curata da Angelo Arecco,  dà davvero la dimensione delle tante produzioni e/o collaborazioni dalla fine degli anni Settanta ad oggi.

La descrizione dei brani dei vari album, tratta dalle parole dell’artista nei documentari allegati ai DVD e da periodici spagnoli e italiani autorevoli(come cita la bibliografia), fa addentrare ne “l’universo Bosé” - per dirla con le autrici – anche il lettore meno informato e invogliarlo a verificare, con l’ascolto, quanto viene scritto nel libro. Almeno a noi è successo questo.

Così come il capitolo dedicato ai pensieri e alle affermazioni dello stesso Bosé , sistemate per tematiche, ci ha  piacevolmente svelato aspetti  sconosciuti e confermato molti ‘passaggi’ della biografia di chi l’ha davvero conosciuto (il sopra citato Berlanga, appunto): “La sua opera mescola umorismo, sapienza e passione…[...]  Oggi Miguel Bosé è considerato non solo un artista mainstream, ma anche un maestro dei regni segreti e dei sentimenti degli individui. Ha scoperto lo strano ritmo della saggezza…”

Snello, di scorrevole lettura e corredato da foto in bianco e nero e a colori, composizioni grafiche inedite e  poesie in spagnolo, con traduzione in calce , questo libro ci fa mettere da parte l’immagine ferma negli anni, almeno per noi italiani, dell’idolo per cui ‘ci si strappava i capelli’ per apprezzare, invece, l’artista maturo, impegnato in cause sociali e umanitarie e l’animale da palcoscenico che continua ad emozionare, con i suoi concerti, dai palchi di mezzo mondo.

DA LIBROFILIA.IT

Miguel Bosé Aún Más – Anna Maffei e Maria J. Merino recensione

 8 agosto 2013 by Chiara Ruggiero in Saggistica

Cos’ è che potrà mai accomunare Anna Maffei, brillante insegnante avellinese e Maria Josè Merino, esuberante assistente di farmacia valenciana?

Cosa ha fatto incontrare queste donne, spingendole ad abbattere le apparenti barriere socio-culturali e linguistiche e l’ effettiva distanza spazio-temporale, per cimentarsi in un progetto tanto delicato e complesso come la stesura di un libro?

In entrambi i casi la risposta è sempre e soltanto Miguel Bosé!

Ed è proprio cosi che nasce Miguel Bosé Aún Más, un libro atipico e decisamente fuori dagli schemi che con grande coraggio e pertinenza, esplora la figura e la carriera di Miguel Bosé, artista poliedrico e geniale, dotato di profonda sensibilità, eleganza e voglia di sperimentare.

Luis Miguel Luchino González Bosé, nasce a Panamá il 3 aprile 1956 dall’ unione fra la bellissima attrice italiana Lucia Bosé e il famosissimo torero spagnolo Luis Miguel Dominguín e ovviamente crescendo accanto ad artisti del calibro di Ernest Hemingway, Luchino Visconti, Pablo Picasso ed Andy Warhol, il suo destino appare già segnato sin dai primi vagiti.

In questo libro infatti viene riproposta la storia professionale e non solo di Miguel Bosé, attraverso il primo disco inciso quasi per caso, le prime esperienze cinematografiche e televisive, le tendenze e le mode lanciate attraverso il suo stile eccentrico ed originale, ossia tutti quegli elementi che gli hanno donato quel successo planetario inatteso, relegandolo inoltre al ruolo di icona sexy: acclamato dal pubblico femminile e non solo, corteggiato da radio e televisioni ed osannato da una critica sempre più positiva nei suoi riguardi.
E ora anche a distanza di ben trentacinque anni di onorata carriera, la fama di questo artista schivo e riservato nel privato ma generoso ed esplosivo sul palco, continua a crescere a dismisura e questo fantastico omaggio scritto a quattro mani da Anna Maffei e Maria José Merino, pubblicato nel 2013 da Chinaski Edizioni, n’è certamente l’ennesima conferma.

Quello che però appare chiaro sin dalle prime pagine di Miguel Bosé Aún Más, è l’ amore viscerale e incondizionato, che a tratti potrebbe anche essere frainteso con una dose eccessiva di entusiasmo tipicamente adolescenziale, che muove il tutto ma certamente basta addentrarsi nella lettura per rendersi conto dell’imponente lavoro di ricerca ed organizzazione delle idee che la stesura di Miguel Bosé Aún Más ha richiesto a queste due donne, nonostante le distanze fisiche.


Io credo che ognuno di noi porti dentro di sé un idolo o un personaggio verso il quale nutrire stima incondizionata e profonda ammirazione e credo soprattutto che questa sia una condizione indispensabile per affrontare meglio la vita. L’importante è non confondere mai la realtà con l’immaginazione … anche se certi sogni possono sempre avverarsi, e Anna Maffei e Maria José Merino possono certamente darcene conferma!

sabato 3 novembre 2012

'Presagi' su un grande attore:Toni Servillo


Questo mio articolo risale al 2002. Ne è dunque passato di tempo, per tutti noi e per Servillo...





































QUI una sua affermazione:

“Il fatto di essere diventato famoso in tarda età, oltre i 40 anni,
significa avere avuto il tempo di sviluppare una forma di antidoto
verso la celebrità comunemente intesa. Ho potuto fare i conti
con la parte peggiore di me, quella più giovane, quella piena di grilli per la testa.
Quando, poi, è arrivata la fama, ero immune. Credo che diventare 
Famosi da giovani sia una delle disgrazie più grandi che possano capitare”.

Fornisco qualche dato biografico da cui si evince che la mia modestissima 'visione' delle qualità artistiche potrebbe essere in qualche modo un presagio di ciò che sarà ed è Toni Servillo nel panorama teatrale e cinematografico.


Nel 1977 fonda il Teatro Studio di Caserta. Nel 1986 inizia a collaborare con il gruppo Falso Movimento e nel 1987 è tra i fondatori di Teatri Uniti e partecipa, da attore e regista, alla creazione di spettacoli di matrice napoletana come Partitura (1988) e Rasoi (1991) di Enzo Moscato, Ha da passà a nuttata (1989) dall’opera di Eduardo De Filippo, Zingari (1993) di Raffaele Viviani, fino a Sabato, domenica e lunedì (2002), pluripremiata rivisitazione del capolavoro eduardiano, in scena per quattro stagioni ed applaudito nei maggiori teatri europei. Con Il Misantropo (1995) e Tartufo (2000) di Molière, e con Le false confidenze (1998/2005) di Marivaux, tutti nelle mirabili traduzioni di Cesare Garboli, realizza un trittico sul grande teatro francese fra Sei e Settecento. Nel  2007 ha adattato, interpretato e diretto Trilogia della villeggiatura di Carlo Goldoni, in tournèe mondiale fino al 2010.  Ancora nel  2010 dirige ed interpreta Sconcerto, “teatro di musica” su testi di Franco Marcoaldi e musiche di Giorgio Battistelli, per il quale si aggiudica il 51 Grand Prix come “miglior attore” al MESS Festival 2011 di Sarajevo.
Al 1999 risale il suo debutto da regista nel teatro musicale con La cosa rara di Martin y Soler per la Fenice di Venezia, cui fanno seguito Le nozze di Figaro di Mozart, Il marito disperato di Cimarosa, Boris Godunov di Mussorgskij, Arianna a Naxos di Richard Strauss, Fidelio di Beethoven (con cui, nel dicembre del 2005 ha inaugurato la stagione del San Carlo di Napoli) e L’Italiana in Algeri di Rossini per il festival di Aix en Provence.  È stato diretto da registi teatrali come Memè Perlini, Mario Martone, Elio De Capitani e ha interpretato film di Mario Martone, Antonio Capuano, Paolo Sorrentino, Elisabetta Sgarbi, Fabrizio Bentivoglio, Andrea Molaioli, Matteo Garrone, Stefano Incerti, Claudio Cupellini. Ha ricevuto il “David di Donatello” e il “Nastro d’Argento” nel 2005  per Le conseguenze dell’amore di Paolo Sorrentino, nel 2008 per La ragazza del lago di Andrea Molaioli, e nel 2009 per Il divo. Nel 2008 ha vinto il premio come Best European Actor per Gomorra di Matteo Garrone e Il divo di Paolo Sorrentino, entrambi premiati al festival di Cannes. Nel 2010 ha ricevuto il premio per la migliore interpretazione maschile al Festival di Roma per Una vita tranquilla di Claudio Cupellini. Il 2011 inizia sotto la direzione di Andrea Molaioli ne Il gioiellino, mentre l'anno successivo lo vede impegnato in due film d'autore presenti alla Mostra del Cinema di Venezia: Bella addormentata di Marco Bellocchio, ispirato alla vicenda di Eluana Englaro, e il drammatico film di Daniele Ciprì È stato il figlio, ambientato nei quartieri degradati di Palermo. 





sabato 20 agosto 2011

La storia d'amore di Anton e Olga.... atto secondo...





...sì... perchè l'articolo del post http://anna-dalmiopuntodivista.blogspot.com/2011/07/una-storia-damore-checov-checova.html di questo blog era solo una presentazione dello spettacolo.
Questa, invece, pubblicata nell'aprile 2007, è la mia recensione, quello che, rivedendo lo spettacolo, è venuto fuori dalla testa e dal cuore. Perchè il teatro va vissuto e amato, e uno spettacolo, se scuote alcune corde dell'anima vuol dire che ha assolto al suo compito.
Questo bellissimo lavoro, con due ironici, brillanti , appassionati e sofferenti Giulio Scarpati e Lorenza Indovina, prodotto dalla Compagnia de "Gli Ipocriti' è una luminosa 'perla grigia', dunque rara, nel panorama dello spettacolo degli ultimi anni.

cliccare per ingrandire

QUI ALCUNE FOTO DI SCENA






La Compagnia Teatrale de "Gli Ipocriti"


Pubblicato nel maggio 2004 sul mensile "Albatros", questo articolo presenta una delle Compagnie Teatrali più prolifiche del sud Italia.




A tutt'oggi produce spettacoli in tutta Italia con cast di attori qualificatissimi.
Qui, infatti potrete trovare il link

http://www.ipocriti.com/compagnia_view.asp


martedì 5 luglio 2011

"Una storia d'amore" Checov- Checova

E' del gennaio 2006 questa presentazione-recensione di uno degli spettacoli più belli dell'attore Giulio Scarpati (di cui amministro il Blog Ufficiale http://arteteatro-eva.blogspot.com/ ). presentata al Bellini di Napoli per la stagione teatrale 2005/2006 .
Il lavoro vivrà la successiva stagione 2006/2007: a breve la seconda, più particolareggiata recensione.

Teatrante da sempre: Paolo Capozzo

E' del 2003 questo articolo pubblicato sul mensile "Primo" e dedicato ad uno dei più attivi e prolifici attori e/o registi irpini, Paolo Capozzo.
Non resta che leggere per capire e sapere che di talenti ne esistono, anche 'nascosti' in piccole città!

di Anna Maffei

domenica 19 giugno 2011

Fantasmi, ricordi e sogni nelle tele di Mario Alifano


E poichè chi ama l'Arte la ama in tutte le sue espressioni, ecco una mia intervista al pittore irpino Mario Alifano.
L'intervista fu pubblicata su "Albatros" del settembre 2004






ANCORA su Mario Alifano una recensione della mostra "ABBRACCIAMI"

di Anna Maffei

“ABBRACCIAMI”:PERSONALE DELL’ARTISTA IRPINO MARIO ALIFANO.

L'impatto avvolgente, a tratti addirittura opprimente e soffocante di “ABBRACCIAMI” è il risultato di un lungo percorso di sperimentazione ed esperienza artistica che tende a minimizzare l'apporto delle pur elaborate tecniche pittoriche utilizzate, a tutto favore dell'emersione di un pathos quasi intollerabile, che mozza il respiro, attrae e respinge ad un tempo. Lo spettatore si ritrova facilmente coinvolto ed invischiato in uno strano universo parallelo, i cui inusitati riferimenti e modelli appaiono la fantascienza anni settanta come il feuilletton ottocentesco...

Una militanza solitaria, quella di Mario Alitano, che rifugge -e non per snobismo- da allettanti ammucchiate propositive. Un procedere in sordina, fin dal 1995 quando, dopo una fase ‘scolastica’, il pittore si abbandona al proprio istinto, denso di ricordi, gioie e paure.Dipinge al risveglio, solitamente. In uno stato quasi di ‘trans’, l’artista segna e contrassegna in maniera caotica ed indistinta, per poi osservare e tentare di ‘riconoscere’ qualcosa di definito che vien fuori perché gli “appartiene”. Non è rifiuto del reale questo estendere strati di terra bianca, nera, fuoco, dove “incidere” qualcosa, qualcuno…Da questo paesaggio accidentato in cui inizia a muoversi, a seconda delle suggestioni oniriche, emergono il volto, la maschera, lo sberleffo o anche una dimensione erotica e passionale.

Alifano ‘prepara’ le sue tele creando un territorio materico, pronto da plasmare, quasi esclusivamente con le mani: qui delimita, identifica, piuttosto che ‘isolare’, attraverso il disegno, più che la pittura. Egli stesso si sorprende dinanzi a ciò che, gradualmente, si ‘presenta’, ancor prima che lo spettatore. E il suo “comunicare” non ha limiti, tant’è che in quasi tutti i quadri, il colore “deborda” dalla cornice quasi a non voler trovare limiti al turbine del pensiero, alle idee, al sogno, alla ricerca e al superamento di un “io offeso” da un mondo fin troppo carico di crudeltà e ingiustizie!

“Abbracciami” è il titolo di un quadro che ha dato il nome alla mostra, tenutasi ad Avellino lo scorso maggio presso un noto negozio d’arte. E’ un abbraccio che viene da lontano, una suggestione. Non è un intrepido, Mario Alifano; piuttosto un ‘viaggiatore, con la mente e le viscere”.

Si evince, osservando i suoi lavori una maturazione ed una tensione verso la luce, il colore, svincolato dalla forma. Se le tele di qualche anno fa costituivano il suo ‘inferno’, le più recenti, pur nascendo da un caos emozionale, da un andare e venire da se stesso, si spingono verso una dimensione di serenità, luoghi ascetici e purificazione.

La “materia”, allora, punto di partenza dell’opera, perderà via via quell’oppressione dell’esordio per diventare luce e solarità, amore e sensualità: un abbraccio, appunto, con un non ancora definito “altro”. Comunque una riconciliazione col mondo e l’universo.

Sempre con lo sguardo da “artista”.